Il 5 maggio 2018 era
una bella giornata di sole ma in quei novanta incredibili minuti ci fu tempo
per beccarsi un mezzo acquazzone di breve durata che sembrava presagire al
peggio ma che invece, col senno di poi, fu una sorta di catarsi che anticipava
la nostra salvezza. Ieri l’altro, di contro, in tutta la Toscana c’era allerta
meteo e pioveva ininterrottamente da giorni, eppure non è scesa una
goccia.
Il 5 maggio 2018 erano 89 primi e
10 secondi quando Cellini (un ex) spediva in rete, di prima intenzione,
l’assist di Moscardelli per lo 0-1 che concluse vittoriosamente la battaglia
totale entrata di diritto nell'epica amaranto. L’altro ieri, domenica 17
novembre 2019, il cronometro segnava 88 minuti e 55 secondi quando Infantino,
che una ventina di minuti prima, purtroppo, aveva deviato quanto bastava un
tiro cross di Calderini (ma va’, un ex), sporcava, stavolta nella sua porta, la
punizione velenosa di Cutolo che ha completato la rimonta. Insomma, quindici,
ripeto, quindici ticchettii di differenza. Marco Cellini quel 5 maggio 2018 non
aveva ancora compiuto 37 anni, così come Cutolo, che di quella battaglia fu uno
dei protagonisti assoluti: due “vecchietti” del gol, entrambi mattatori di
queste partite all'età di 36 anni e nati, pensate, nello stesso giorno, ripeto,
lo stesso giorno, data di grazia 19 maggio.
Analogie quasi inquietanti, anche
se quel 5 maggio il gol arrivò “alla sinistra dei vostri teleschermi” che,
tradotto per chi le partite le vive sul posto sia in casa che fuori, vuol dire
lontano dal nostro settore e roba che, in quello stadio vecchio stile, anzi
facciamo vecchio e basta, significa che a malapena vedi ciò che accade, anche
se quella staffilata del Cello fu nitidissima. L’altro ieri, invece, il tutto è
accaduto a un tiro di schioppo, sotto il nostro settore, meno popolato di quel
5 maggio ma non per questo meno caldo, visto che era già galvanizzato dal gol
che aveva riaperto il match pochi giri d’orologio prima, sempre firmato San
Nello da Napoli. Di conseguenza, la corsa degli amaranto sotto la Minghelli
formato trasferta assiepata nei tre gradoni tre del settore ospiti è stata meno
lunga, ma per il resto incredibilmente simile.
Corse e ricorse storiche,
verrebbe da dire. Alcuni protagonisti l’hanno rivissuta e infatti non hanno
potuto non rievocarla nelle interviste o sui social: Luciani, Foglia, il
capitano… Altri l’hanno sperimentata a modo loro, sostituendosi agli interpreti
“originali”: Di Donato al posto di Pavanel, Mesina in luogo di Cellini e poi
Piu, Borghini, Corrado, Caso, Picchi invece di Lulli, Muscat, Semprini, Cenetti
e De Feudis (sigh). Una corsa sfrenata, una manciata di secondi dove non
importava se la stagione è (finora) deludente, se alcuni giocatori non stanno
facendo bene, se la squadra sta girando al di sotto delle aspettative; contava
solo ritrovarsi di nuovo a esultare faccia a faccia, noi e voi, eroi, anche se
solo in quel preciso momento, come quelli di quel 5 maggio. Poi no, a freddo
non puoi che ammettere che è tutta un’altra cosa, che era tutto un altro
contesto, che quel 5 maggio ha tutto un altro sapore, un’altra importanza, un
altro brivido.
Ma intanto lasciatemiquegli istanti dell’altro ieri spesi a esultare come un pazzo, senza poter respirare, perché perdere non ci stava mai, perché meritavamo di uscirne con qualcosa, perché siamo in crescita ed è giusto raccoglierne i frutti, perché ogni tanto dovrà girarci bene pure a noi, perché una volta tanto è bello essere quelli che sbeffeggiano gli altri per una rimonta subita. Un’esultanza vera, genuina, debordante, proprio come quel 5 maggio. In quegli stessi tre gradoni tre, scesi ancora una volta per schiantarsi in balconata come tutti gli altri a saltare e a urlare. Lasciatemi questa adrenalina, questi brividi, questa estasi: è il motivo per cui tifiamo, per cui facciamo i chilometri, per cui andiamo allo stadio. Anzi, facciamoci una promessa: noi non vi lasciamo mai soli e voi fatecele provare più spesso, queste emozioni. E la prossima volta, possibilmente, con tre punti in saccoccia. Lo spirito è giusto, prendiamoci questa scarica di energia positiva, poi torniamo sulla terra, lavoriamo sodo e togliamoci altre soddisfazioni. Avanti così, Arezzo!
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