martedì 30 luglio 2019

Abbonarsi

Fare l'abbonamento alla squadra della propria città è - dovrebbe essere - un modo per mostrare vicinanza alla squadra stessa indipendentemente dalle sorti della stessa. Si fa l'abbonamento - si dovrebbe - diciamo così, vada come vada. E invece, nel più classico degli atteggiamenti di oggi (aretino, ma non solo), ogni occasione è quella giusta per poter fare polemica. 
Certo. il manifesto scelto dalla società (che potete vedere qua sotto) suona oltremodo beffardo, col senno di poi. La lettera aperta di Carlo Pelagatti all'Arezzo, quel Carlo Pelagatti ben in vista nel manifesto, sembra volerci dire che la squadra potrebbe vedersi ridimensionata, l'obiettivo di "migliorare la posizione dello scorso anno" sembra quasi illusorio, viste le partenze di Pelagotti, Sala, Brunori e quelle ancora probabili di Basit e Buglio. E sì che Di Donato si presenta con un buon biglietto da visita, come allenatore (ha vinto la serie D con l'Arzignano al primo tentativo), e il fatto di conoscere la piazza non può certo essere un problema, anzi, dei due sarà un plus.  Ma essere scettici, inconsciamente, è più forte di noi. 


Eppure.

Eppure le partite si giocano comunque in 11 contro 11. Eppure partiremo sempre da 0-0, contro il Lecco come contro il Siena, l'Olbia, il Renate, in casa, in trasferta o in campo neutro. Eppure dovremmo esserci abituati, agli addii dolorosi:  forse che quello di Moscardelli lo scorso anno non lo fu? Certo, Carlo Pelagatti è aretino, quindi magari fa un po' più male anche per quello, ma anche con gli aretini non sempre siamo stati teneri allo stesso modo, e questo dovremmo riconoscerlo per essere onesti per lo meno con noi stessi. E allora, la fiducia, per una volta, diamola a priori. Non come a Pavanel (ma chi è 'sto qua?) o a Dal Canto (sì vabbè, un allenatore esordiente, che vuoi che ci cavi?), che in queste ultime due stagioni ci hanno regalato capitoli memorabili della lunga, lunghissima storia amaranto. Diamo fiducia, abboniamoci, andiamo a prendere il nostro posto sugli spalti. Come sempre, è il campo che comanda, che ci dice se al triplice fischio finale sarà valsa la pena di applaudire o di fischiare. Io, nel dubbio, stasera sono andato a fare l'abbonamento.

domenica 28 luglio 2019

Un posto dove scrivere

Lo ammetto, Amaranto Magazine mi mancherà. Mi mancherà come fonte di aggiornamento quotidiana, più di ogni altra cosa, ma mi mancherà anche perché per tanti anni è stata la casa che ha ospitato i miei scritti su Arezzo e sull'Arezzo calcio. Ne ho già parlato meglio qui, di questo distacco, e non voglio ripetermi. 
Ma al tempo stesso avevo - ho - bisogno di un posto dove poter scrivere le mie impressioni, le sensazioni e le emozioni che vedere l'Arezzo dalla Sud riesce a darmi. Non sarà un blog aggiornato quotidianamente - anche se cercherò di non lasciarlo troppo tempo "sguarnito" - ma un posto dove dare voce a come si vedono le partite quando non si riesce a viverle con troppo distacco. Magari un giorno diventerà un luogo di confronto, chi lo sa? Magari un giorno chiederò a qualcuno dei lettori di darmi una mano coi post. Vedremo.
Per ora va bene così:  un tetto - virtuale - sopra la testa, fatto di tegole amaranto, con tutto il rispetto che ad Amaranto Magazine, uno dei non-luoghi dove sono nato giornalisticamente e dove ho scritto fino a qui, è dovuto e meritato. Per questa squadra ormai ultranovantenne che ancora ci fa battere il cuore e lustrare gli occhi neanche fossimo adolescenti al primo bacio. Per la pioggia e per il sole, per il tormento e l'estasi che ogni volta ci spingono a varcare cancelli, portare sciarpe, sgolarsi e abbracciarsi come non ci vorrebbero più capaci di fare. Perché - e qui amo sempre citare il bellissimo striscione degli ultras - "nessuna televisione potrà mai regalarvi questa emozione".