Lo ammetto, Amaranto Magazine mi mancherà. Mi mancherà come fonte di aggiornamento quotidiana, più di ogni altra cosa, ma mi mancherà anche perché per tanti anni è stata la casa che ha ospitato i miei scritti su Arezzo e sull'Arezzo calcio. Ne ho già parlato meglio qui, di questo distacco, e non voglio ripetermi.
Ma al tempo stesso avevo - ho - bisogno di un posto dove poter scrivere le mie impressioni, le sensazioni e le emozioni che vedere l'Arezzo dalla Sud riesce a darmi. Non sarà un blog aggiornato quotidianamente - anche se cercherò di non lasciarlo troppo tempo "sguarnito" - ma un posto dove dare voce a come si vedono le partite quando non si riesce a viverle con troppo distacco. Magari un giorno diventerà un luogo di confronto, chi lo sa? Magari un giorno chiederò a qualcuno dei lettori di darmi una mano coi post. Vedremo.
Per ora va bene così: un tetto - virtuale - sopra la testa, fatto di tegole amaranto, con tutto il rispetto che ad Amaranto Magazine, uno dei non-luoghi dove sono nato giornalisticamente e dove ho scritto fino a qui, è dovuto e meritato. Per questa squadra ormai ultranovantenne che ancora ci fa battere il cuore e lustrare gli occhi neanche fossimo adolescenti al primo bacio. Per la pioggia e per il sole, per il tormento e l'estasi che ogni volta ci spingono a varcare cancelli, portare sciarpe, sgolarsi e abbracciarsi come non ci vorrebbero più capaci di fare. Perché - e qui amo sempre citare il bellissimo striscione degli ultras - "nessuna televisione potrà mai regalarvi questa emozione".
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