sabato 29 agosto 2020

Moscardelli è Supersonic


Il segno inesorabile degli anni passano, e del fatto che io stia invecchiando, è quando un giocatore che hai avuto la fortuna di vedere e apprezzare dagli spalti appende le scarpette al chiodo. Ecco, il ritiro dal calcio giocato di Davide Moscardelli mi lascia il sapore del tempo che sfugge via dalle mani come tanti granelli di sabbia anche se, a onor del vero, dalle nostre parti ci era arrivato già con qualche annetto sulle spalle, tanto che qualcuno si chiedeva se fosse venuto a svernare. Dopo due stagioni in cui è successo di tutto, abbiamo potuto dirlo forte e chiaro: il “Mosca” era venuto a giocare, con la testa giusta e una condizione fisica invidiabile. E con la sua classe infinita, fuori categoria.

Onestamente, da quando seguo l’Arezzo (una militanza quasi maggiorenne, ormai) sono pochi i giocatori che mi hanno fatto emozionare come lui: lo inserisco senza dubbio nell’olimpo della pura esaltazione insieme a pochi altri eletti: mi vengono in mente, senza pensarci troppo, Abbruscato, Floro Flores, Tremolada, forse Erpen per certe sue giocate. “Moscagol”, insomma, rientra nella categoria dei giocatori che scaldano il cuore anche solo con la presenza fisica, con quella barba iconica e quel portamento in campo che trasuda estro e personalità da tutti i pori. E che si creano uno spazio tutto loro nei cassetti della memoria con giocate e gol da fuoriclasse.

Ho provato a riaprirli, questi cassetti, condensando i miei cinque momenti più belli firmati Moscardelli in amaranto. E visto che oggi ricorre l’anniversario dell’uscita di Definitely Maybe, l’album di debutto degli Oasis che ho consumato per quante volte l’ho ascoltato, ho pensato di accompagnare a ciascun ricordo una traccia che meglio potrebbe suonare in sottofondo mentre riviviamo, con la pelle d’oca, le sue prodezze.

5. L’amara doppietta a Cremona - Columbia

Sappiamo bene come andò a finire quella partita, eppure, forse per una perversione masochistica, “mi piace” sempre ricordarla per far capire alla gente cosa voglia dire tifare Arezzo… In casa dei grigiorossi vedemmo i primi sprazzi del vero Moscardelli dopo un fisiologico periodo di ambientamento all’inizio di quella stagione, con Sottili alla guida e ambizioni di alta classifica. Due gol nei primi venti minuti di gioco, prima con uno stacco imperioso di testa, poi con un delizioso tocco sotto col portiere in uscita. Zero a due e partita in pieno controllo fino a una decina di minuti dalla fine, quando successe l’imponderabile. Chissà cosa sarebbe accaduto se avessimo vinto in casa della squadra che poi avrebbe vinto il campionato… Una domanda destinata, purtroppo, a rimanere senza risposta.

I can’t tell you the way I feel

Because the way I feel is (oh) so new to me


4. La magia contro il Livorno – Slide Away

11 marzo 2017. Quello con il Livorno, oltre a essere un derby sentito e tutto a tinte amaranto, era anche uno scontro diretto per cuori forti. Al Comunale la partita è bloccatissima e serve tirare fuori il coniglio dal cilindro per spostare le sorti del match da una parte o dall’altra. Improvvisamente, il mago Moscardelli decide di rispondere all’appello: riceve palla poco oltre la metà campo, se la porta avanti, poi tunnel a un avversario in corsa e prodezza balistica da più di trenta metri che finisce all’incrocio. “Slide” in inglese significa scorrere, scivolare e il movimento di re Davide in quell’occasione, infatti, è fluido, quasi pattina sul campo, in modo elegante e sinuoso. Dalla curva qualche secondo per capire cosa fosse successo, poi l’esultanza e di nuovo le mani nei capelli: “Ma cosa ha combinato?”


3. L’assist per Cellini – Live Forever

Qui la rete non la gonfia lui, ma poco ci manca. Siamo al fatidico 5 maggio 2018 e a Carrara l’Arezzo si gioca la possibilità di salvarsi miracolosamente senza passare dai playout nonostante i quindici punti di penalizzazione sul groppone. La notizia del Siena che sta vincendo a Prato tranquillizza un po’: basta anche lo 0 a 0 che si sta consumando in campo, ma per rendere leggendaria la “battaglia totale” serve un ultimissimo guizzo. Ecco allora che il Mosca va a inseguire un lancio che sembra lunghissimo, beffa il difensore gialloazzurro sulla linea di fondo e appoggia per Cellini, pronto a schiaffarla in rete e a far partire l’apoteosi. Di Moscagol rimane la voglia di andare a inseguire un pallone che sembra perso, a 38 anni, all’ultimo minuto dell’ultima giornata di campionato, dopo mesi a inseguire una chimera, giocando ogni tre giorni. Ciò che differenzia un buon giocatore da un campione, in un momento che vivrà per sempre.

We see things they’ll never see 

You and I are gonna live forever



2. I due graffi d’autore a Pisa – Bring it on down

Uno dei ricordi più belli che ho di una trasferta, oltre a quella di cui sopra, è quella del 10 dicembre 2017 contro la corazzata Pisa. All’Arena Garibaldi diluvia così come piove sull’Arezzo, che già mostrava i segni di cedimento societari che deflagreranno nel fallimento e nell’esercizio provvisorio. In panchina, però, il generale Pavanel ha già le redini del gruppo e in campo si vede eccome. Il primo gol è frutto di un pasticcio della difesa nerazzurra, complice il campo ai limiti dell’impraticabilità: col portiere fuori porta, Moscardelli tira da posizione siderale, riuscendo a depositare il pallone in rete nonostante le ampie pozzanghere in prossimità della linea di porta. Dopo lo 0 a 2 di Foglia, che mi convince a gettare via l’ombrello per poter esultare come si deve, e il gol pisano che accorcia le distanze, ecco ancora il Mosca a raggelare il pubblico di casa con uno splendido sinistro di prima intenzione dal limite dell’area. Estasi pura, con l’Arezzo che sbanca l’Arena dopo 19 anni. Il Mosca ha abbattuto il Pisa, mentre dietro risuona la canzone più rock dell’album.

I’ll be scraping their lives

from the sole of my shoe, tonight



1. La rovesciata di Prato - Supersonic

Solo Moscardelli poteva permettersi di scomodare il mito di Menchino Neri e della rovesciata dei sogni, e basterebbe solo questo per evidenziare quanto il bomber con la barba abbia inciso nell’immaginario del calcio aretino contemporaneo. Torniamo alla stagione 2016/17 e precisamente al 7 dicembre 2016: in casa di un non certo irresistibile Prato, l’Arezzo sta giocando male e perdendo 1 a 0. Un cross di Grossi dalla sinistra sembra davvero troppo alto per chiunque, ma non per il Mosca, che si avvita e dà sfoggio della sua giocata migliore, la rovesciata: elevazione incredibile e impatto perfetto col pallone, che si infila al sette. È il favoloso gol del pari che, anche psicologicamente, abbatte il Prato ed esalta gli amaranto. Dal settore ospiti, anche stavolta, un attimo di incredulità, lo sguardo nel vuoto e le mani nei capelli, poi la consapevolezza di aver assistito a un gol inimmaginabile e la discesa sfrenata verso la balaustra. Ah, Moscardelli poi avrebbe segnato anche il secondo gol: partita ribaltata, tre punti in saccoccia e un gol supersonico.

I need to be myself

I can’t be no one else


(Quasi) tutti i gol di Moscardelli con l'Arezzo (Amaranto Magazine)

P.s. Due righe, infine, le voglio dedicare al mio amico Roberto, che gestisce questo blog e mi permette di metterci il naso, per la nascita della figlia Emma. Per lui la canzone del disco non può che essere, quindi, Married with Children, l’ultima, la più docile: “Goodbye, I’m going home”. Auguri Rob!