Passano le domeniche e ti rendi improvvisamente conto che
siamo quasi già a un terzo di stagione. Quella di domani è la dodicesima
giornata, vi rendete conto? Abbiamo oltrepassato stancamente la prima metà del
girone d’andata tra delusioni, tante, e pochissimi momenti di gioia, diciamo
più sospiri di sollievo in mezzo a una prolungata apnea. E ogni giornata che
passa, si rinnova il dilemma: Di Donato va tenuto o esonerato? Io, avvolto
nella più profonda indecisione, mi mordo le unghie da settimane, rimugino, ci
penso e ci ripenso ma alla fine l’unica cosa che mi sento di fare è buttare giù
i pro e i contro di un suo eventuale allontanamento.
Parto dai contro, perché mi sento di fare una premessa: se in
quella panchina ci fosse stato un qualsiasi allenatore senza un passato ad
Arezzo, senza dei trascorsi in amaranto, senza i ricordi tutto sommato buoni che
ha lasciato, forse sarei uno di quelli che chiederebbe a gran voce l’esonero.
Invece non è così e il primo “contro” è di questo genere: al
timone c’è Daniele Di Donato e sarebbe un peccato se finisse male. È
vero, nel calcio, a torto o a ragione, non c’è spazio per riconoscenza o sentimentalismi,
però lui me lo ricordo quando quella maglia la vestiva, onorandola e sudandola metro
dopo metro, dandole lustro con il suo lavoro magari oscuro ma essenziale a
centrocampo, dove forse ancora oggi farebbe più comodo di qualcuno che la
maglia amaranto se la mette, proprio lì dove l’Arezzo è più in difficoltà. Mi
piace credere che questa storia avrà, se non un lieto fine perché la stagione
pare ormai destinata a essere sotto le aspettative, quanto meno un crescendo.
Il secondo “contro” riguarda un discorso più generalizzato che
mi porta a pensare che non sia esattamente il primo responsabile. Che ci stia
mettendo del suo, ok, ma che alla base ci sia una rosa male assortita,
squilibrata in avanti, con troppe scommesse, tra giovani acerbi e giocatori
reduci da annate sottotono o da infortuni più o meno gravi. E non mi si venga a
dire che i giocatori li ha voluti Di Donato: Pieroni è un volpone e soprattutto
è un decisionista, ha privilegiato probabilmente aspetti economici ed extra-campo
portando alla corte del Cavallino ciò che lui ha ritenuto più idoneo alle casse
della società prima ancora che alle idee di gioco. Ci sta, ma allora non
aspettiamoci che dalle querce nascano limoni.
Strettamente collegato al punto precedente, quindi, cosa aspettarsi
da un cambio di allenatore? Chi viene, quali idee diverse potrà apportare? La
squadra sembra poter giocare solo con un 4-4-2 con due esterni offensivi, vista
l’abbondanza davanti e la penuria di qualità in mezzo. Quando Di Donato ha
cambiato, più per emergenza che per convinzione, sono stati più i segnali
negativi che quelli positivi.
Il quarto e ultimo punto a sfavore è molto semplice: il
Presidente, che già ha dovuto presentare una fideiussione aggiuntiva a
copertura di un budget superiore al limite prefissato, dovrebbe accollarsi lo
stipendio di un nuovo mister. Conviene davvero?
Veniamo ora ai “pro”. Il primo è sicuramente la necessità di
una scossa: si dice che cambiare allenatore dia sempre, almeno nell'immediato, dei
risultati tangibili e degli stimoli in più nei giocatori. E questo Arezzo da
encefalogramma piatto avrebbe proprio bisogno di una defibrillata.
Servirebbe, anche e soprattutto, per responsabilizzare i
giocatori: non che tuttora siano esenti da critiche, però la tendenza a
riassumere tutto sotto la voce “allenatore inadeguato” c’è e c’è sempre stata.
Esonerare Di Donato significherebbe togliere loro l’ultimo alibi rimasto. A
quel punto o corrono in campo o corrono dopo. Sono stato troppo chiaro?
Prima parlavo di responsabilità: il mister non è l’unico
responsabile, ma di colpe ne ha anche lui. Paga probabilmente l’inesperienza
tra i professionisti, ma la sensazione è che si sia incartato quasi subito, abbandonando
la sua idea e cambiando modulo per cercare certezze e trovando invece ancor più
dubbi. Il gioco latita, a volte gli undici in campo sembra che non sappiano
cosa fare col pallone tra i piedi e le occasioni da gol si contano sulle dita
di una mano… Si nota, infine, una certa testardaggine nel non utilizzare alcuni
giocatori (penso a Caso, mai titolare se non a Vercelli), o a utilizzarne quasi
forzatamente degli altri che non stanno dando un contributo sufficiente
(Volpicelli, Piu, Baldan su tutti). Ordini dall'alto o farina del suo sacco?
Ultimo ma solo per flusso di pensieri, il capitolo Gori. Il biondo
irrita per lo scarso contributo che fornisce alla squadra nell'arco dei novanta
minuti, ma quando gli capita l’occasione, la butta dentro. Forse un altro
mister potrebbe riuscire a sviluppare un sistema di gioco che ne esalti le
caratteristiche e lo metta al centro del villaggio. Ci servono i suoi gol e
dobbiamo metterlo nelle condizioni di farli, a qualsiasi costo.
Comunque la vediate, domani uniamoci sotto un solo grido: “Noi
vogliamo questa vittoria”.
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