Roberto Gennari
Da una parte la squadra senese che naviga nelle prime posizioni della classifica, che vincendo in terra aretina metterebbe il secondo posto nel mirino. Dall'altra la compagine amaranto, in piena lotta per un posto nei playoff e decisissima a regalare una gioia ai propri sostenitori. Questa partita in tanti la aspettavano per mercoledì sera, ma le passioni sportive al tempo del Coronavirus possono subire rallentamenti, spostamenti, deviazioni impreviste. Chi mi conosce sa della mia passione per la palla a spicchi, quindi immaginatevi cosa può essere una partita del genere per me.
Partiamo da un fatto: Arezzo-Siena non è mai davvero un'amichevole, sin dai tempi delle Giostre del Toppo - ma con ogni probabilità neanche da prima, in nessun contesto, in nessuno sport.
Secondo fatto: per una sfida Arezzo-Siena in programma per mercoledì sera sul rettangolo verde dello stadio "Città di Arezzo", che non si è giocata per motivi tristemente noti, ce n'era un'altra in programma per oggi pomeriggio, alle 18:15, sul rettangolo di parquet del Palazzetto "Mario D'Agata", a tutti meglio noto come Le Caselle. Ed è stata una sfida avvincente, bellissima ed emozionante, oh se lo è stata. Adesso che è finita, posso dirlo: quando, dopo essere stati avanti per lunghi tratti di partita, gli amaranto si sono fatti raggiungere sul 77-77 nella seconda metà del terzo quarto, i fantasmi di quel famigerato 3-0 / 3-3 mi sono passati davanti agli occhi in pochissimo tempo. Per fortuna che
1) il basket non contempla il pareggio
2) mica è sempre Natale
il tempo necessario a darmi un pizzicotto per essere sicuro di non stare dormendo ed avendo un incubo dovuto al lauto pranzo della domenica, che la SBA era già avanti 82-77. Quel minibreak a firma De Bartolo sarà fondamentale, perché scaverà quel solco di due possessi di vantaggio che rimarrà tale fino alla sirena finale. Che vede il tabellone luminoso recitare "Arezzo 89 - Siena 85", bello come un dipinto di Leonardo, anzi, di Piero della Francesca. Arezzo vince e si conferma in zona play-off, Siena torna a casa scornata e per il momento deve dire addio alle ambizioni di secondo posto. Ci sarebbe spazio anche per qualche annotazione tecnica, soprattutto per dire che Arezzo ha vinto di cuore più che di testa e gambe, perché già la Virtus Siena è una squadra profonda, poi l'infortunio a Rodriguez sul +14 (portato al San Donato in ambulanza per una radiografia, speriamo nulla di serio) e i problemi di falli di Provenzal hanno costretto gli altri giocatori amaranto agli straordinari, togliendo quella lucidità sui due lati del campo che ha permesso a Siena di ricucire dal -15 al pareggio. Ma le annotazioni tecniche vanno e vengono, la realtà è che tra Arezzo e Siena non è mai un'amichevole, non è mai noioso, non è mai fiato sprecato.
Luca Amorosi
Ancora mi giravano le scatole per il rinvio del derby contro
il Siena di mercoledì scorso quando, rassegnato a trascorrere una domenica da
coma senza Arezzo, mi arriva il messaggio di Roberto: “Ci sei oggi a vedere la
SBA contro il Siena?”
Mi si illuminano gli occhi: il basket mi piace, anche se non
ci capisco granché. In più è l’occasione per vederlo comunque, un derby contro
il Siena, in questa strana settimana. Perciò, qualche minuto prima dell’inizio,
esco di casa, tanto il palazzetto è a due minuti a piedi. Per un attimo mi
sento come il tifoso di una squadra di uno dei tanti quartieri londinesi che
scende in strada dalla sua casina coi mattoncini rossi, gira l’angolo e si
ritrova magicamente davanti alla Main Stand dello stadio della squadra del
cuore. Insomma, varco l’ingresso senza passare da alcun tornello (che bello),
faccio il biglietto, altro rituale a cui non sono abituato, e mi siedo, cosa
che in curva è inammissibile. I primi minuti mi servono, quindi, per
ambientarmi: la curva ormai è come una seconda casa, lì sono a mio agio, in
mezzo a facce che conosco e che conoscono la mia. Tra i seggiolini del
palazzetto, invece, mi sento quasi un estraneo e forse anche un po’ in colpa
perché non ci vado mai. Lo spaesamento, però, lascia ben presto spazio alle
sensazioni del match, della palla a spicchi e di quelle stupende maglie bianche
e amaranto con lo skyline della nostra città. Mi rendo presto conto che dei
punti in comune ci sono pure, come il tamburo che batte il tempo, le proteste contro
gli arbitri, i fischi e altri rumori di disturbo nei confronti degli avversari
o i boati ai canestri aretini.
A proposito, la SBA per larghi tratti corre e segna tanto,
va anche sul +15, poi cala nettamente fino a farsi raggiungere, ma trova la
forza e il cuore di non mollare, torna avanti e trionfa tra il tripudio del
Pala D’Agata. Ecco, mi è piaciuto soprattutto il cuore di quei ragazzi sul
parquet: Roberto mi spiega che molti vengono dal settore giovanile e sono
aretini. Si vede, credetemi: c’era quel “citto” con la maglia numero 34 che
aveva una voglia di battere gli odiati rivali che lo portava via, si vedeva
dalla gestualità, dalla grinta e da un’esultanza dopo un canestro che non è
piaciuta a quelli della Virtus, ma a noi sì e parecchio. Ma è stato bello anche
vedere un piccolo popolo appassionato di una squadra aretina di un altro sport
che non sia il calcio, sentire scandire il nome di Arezzo che rimbomba nel
chiuso di un palazzetto anziché disperdersi nel cielo del “Comunale”, elargire
applausi a dei ragazzi che non calciano il pallone coi piedi ma lo palleggiano
con le mani. Personalmente, è stato bello scoprire di poter esultare per una
tripla che ti riporta avanti quanto per un gol o di alzare le braccia al cielo
quando suona la sirena come quando arriva il triplice fischio: è finita,
abbiamo vinto!
Già, è stato parecchio bello vincere. Perché battere il
Siena, che aveva anche qualche sostenitore sparso tra la folla da poter
sfottere, è sempre una goduria, che sia calcio, basket o curling. Io quindi ti
ringrazio, Scuola Basket Arezzo, per avermi fatto vivere lo stesso un derby e
averlo vinto. E che siate d’ispirazione quando l’undici amaranto affronterà
quello bianconero, perché noi vogliamo un’altra vittoria!
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