I Ministri attaccherebbero con “I
Soldi sono finiti”, i Verdena proseguirebbero con “Trovami un modo semplice per
uscirne” e il fu Teatro degli Orrori concluderebbe con la malinconica “È
colpa mia”. Ecco, la playlist dell’ennesimo baratro amaranto è servita. La
colpa di cui sopra è quella che, indegnamente, i burattinai vorrebbero
affibbiare ai tifosi, “rei” di aver attaccato uno striscione che “ricordava” al
Presidente che, in quanto tale, dalle sue decisioni dipende il futuro del
Cavallino: “Vivere o Morire”, canterebbe Motta in un ipotetico bis, bonus track
del nostro tormento.
Ora, che una scelta così critica
possa essere presa come conseguenza di un pezzo di carta di qualche metro con
due righe scritte col pennarello indelebile è una tesi che non regge, anche se
La Cava, in questo paio d’anni, qualche reazione a caldo un po’ infantile efrancamente evitabile ce l’ha avuta. L’ovvia verità, semmai, è che chi ha
voglia di togliersi di dosso una bella gatta da pelare e che, chissà, ha deciso
da mesi di mollare si attaccherebbe a qualsiasi cosa pur di avere un pretesto
per farlo. E infatti eccoci qua, palla presa al balzo (che è una forzatura
perché manco rimbalzava ‘sto pallone) e destino quanto mai incerto,
a poche ore da una prima data esiziale, il famigerato 10 luglio, per
l’iscrizione al prossimo campionato.
Già, il prossimo campionato. Questa
stagione l’abbiamo terminata in anticipo scegliendo di non disputare i playoff,
decisione anche legittima se fosse stata finalizzata a concentrare soldi e programmi
sulla prossima. Peccato che l’unica cosa che pare abbiano programmato nel
dettaglio è il teatrino assurdo a cui abbiamo assistito fino ad ora, rimpallati
tra la trattativa con Stanzione, saltata guarda caso poche ore dopo il passo
indietro di La Cava e le sue dichiarazioni deliranti, e la fantomatica pista
parallela di Pieroni di cui nessuno, forse nemmeno il grande vate jesino, sa
nulla.
Come è stato scritto anche su Amaranto Magazine, i tifosi sono buoni e cari quando applaudono le passerelle sotto la Sud, alla lunga diventate pure un po’ stucchevoli, ma sono
sporchi e cattivi quando muovono qualche critica. Sono da “lisciare” quando
devono pagare biglietti e abbonamenti, però poi bastonate nel groppone se
esternano qualche dubbio sulla gestione societaria o se vogliono sapere di che
morte dovremo morire, ancora una volta. Ma come si permettono? Guai, zitti e
muti, ché i soldi li mettono i timonieri, come se il tifoso invece andasse allo
stadio gratis o in trasferta col teletrasporto o non avesse fatto la sua parte e
molto di più appena due anni or sono per salvare la baracca.
A proposito, proprio di quei
tempi, freschi di un vero e proprio disastro gestionale che aveva portato al
fallimento e all’esercizio provvisorio, La Cava annunciò di volere una società
“normale”. Giubilo: lo volevano tutti, dopo quello che avevamo passato. Parole
al vento, però, dato che ad oggi abbiamo di nuovo gli stessi passivi da ripianare,
sul settore giovanile non c’è uno straccio di progetto concreto e anche
l’aretino in società, elemento di novità gradito, un po’ per il sostegno
economico e un po’ perché forse, anche inconsciamente, rappresentava una sorta
di garanzia, è stato ben presto accompagnato alla porta, quando invece l’avviso
ai naviganti era sempre stato quello di necessitare rinforzi per portare avanti
il progetto. Però oh, la colpa è dei tifosi. È stato fatto di nuovo il passo
più lungo della gamba, sono state fatte operazioni di mercato, nell'ultima
stagione, oserei dire cervellotiche, è stato sbandierato un progetto triennale
ambizioso per poi, due anni dopo, cercare la prima scusa possibile per
scappare. Però oh, la colpa è dei tifosi. “Sì sì, no, mo’ me lo segno proprio”:
non ci resta che piangere, davvero.
“È colpa mia
se siamo diventati indifferenti
per piccoli egoismi e altrettante bugie
e nessuna spiegazione”
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